La Storia di Claudio

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Era una sera come tante a Cambiago, quel sabato d’ottobre del 2014, Claudio aveva appena finito un servizio in una casa di riposo  per conto dell’associazione di clown terapia a cui apparteneva e stava tornando a casa probabilmente per poi uscire la sera stessa con la sua ragazza. Avevano fatto una “macchinata” giusto per non muoversi con più auto del necessario e aveva appena lasciato l’ultimo passeggero.

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Poi ad una maledetta immissione su una provinciale, forse una distrazione e l’impatto violentissimo con un autotreno che fa ribaltare più volte la sua auto. Se da una parte ha dell’incredibile il fatto che ne sia uscito quasi incredibilmente incolume nel fisico, dall’altro i medici subito constatano la gravità e le conseguenze dell’impatto dentro la sua testa dove vengono internamente evidenziate lesioni ed ematomi.

La situazione appare subito gravissima. Sono ore e giorni di ansia ed apprensione per la vita stessa di Claudio. L’andirivieni presso l’ospedale San Gerardo di Monza di amici e parenti presso i genitori che l’avevano raggiunto immediatamente, è un flusso costante.

Ci si ritrova tutti lì fuori dalla terapia intensiva, chi dal milanese, chi dal bergamasco, chi da Torino, e quasi come un appuntamento fisso ci si fa forza vicendevolmente con una carezza, un abbraccio, una parola dolce, i più forti verso i più deboli e i più deboli facendosi così forza verso chi li ha confortati.

E’ un energia positiva  che si sprigiona anche perché non può e non deve finire così.

Un flusso ininterrotto che prega, che con forza sostiene, con amore con coraggio i genitori di Claudio (fortissimi), il fratello e Claudio stesso.

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Passano le prime notti e la situazione si stabilizza, Claudio esce dal coma farmacologico, resta nel coma naturale e in terapia intensiva per diverse settimane, passa poi in terapia subintensiva.

Non è più in pericolo di vita. Ora il suo coma è stabilizzato.
Non è coma irreversibile. Claudio ora è sveglio, è entrato nella fase di coma vigile o stato vegetativo. Apre gli occhi alterna fasi di sonno/ veglia: comincia a prendere contatto visivo con l’ambiente che lo circonda.

Inizia per forza di cose a 40 anni una nuova fase della sua vita.
La notte è passata, ora l’alba sta sorgendo di nuovo.

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Viene trasferito a Torino per ragioni familiari e per avere il pieno, completo e  imprescindibile supporto di mamma Maria, papà Gigi, il fratello Luigi e di tutta la sua famiglia.
Resta ricoverato per quasi un anno in una struttura torinese destinata alle cure per i cerebrolesi.
Logopedia, fisioterapia quasi quotidiana sono il nuovo pane della vita di Cla. Forme musiche e colori, fonti per stimolare; tatto, vista,  olfatto i sensi coinvolti in questa nuova fase della sua vita.

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Eppure i suoi occhi non ingannano. Claudio non effettua molti movimenti, ancora di meno molti movimenti volontari, eppure chiunque in questo anno ha avuto modo di andarlo a trovare converrà con il fatto che il suo sguardo, i suoi occhi il suo seguire visivo non mente. Ti guarda e sembra che sia lì per dirti “mo dè!” oppure “figa!” oppure “amiiiis” , “son sempre io vi vedo per ora non riesco a parlarvi ma ci sono non vi preoccupate, e appena riuscirò a uscire da questo trappola, ve ne dirò quattro per tutto quello che mi avete detto in questi mesi!”.

Amiiiiiiis, tutti voi amici di Claudio, o meglio, c’è chi neanche sa il suo vero nome di battesimo perché il burlone a volte, per ridere, si dava a seconda delle situazioni di volta in volta soprannomi improbabili come Carlos, l’Alby, Roberto, Semolino, Claudinho, Amos; insomma Amiiiis dicevo, fate in modo che continui questo flusso di energia positiva e di amore perché lui ha solo e semplicemente bisogno di questo. Nient’altro. L’amore può tutto. Sempre.

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Un pensiero da parte mia in rappresentanza di tutti coloro che hanno vissuto accanto a Claudio nei suoi primi 40 anni e che hanno ricevuto anche minimamente quanto sapeva trasmettere.

Descrivere in poche parole chi è mio cugino Claudio non è facile; mi verrebbe di definirlo come un concentrato di contagiosa e spensierata allegria, una folle ed ingenua euforia, un raggio di sole, un puro, un istintivo, innamorato dell’amore, il sorriso di tutta una vita. Una persona speciale da cui ho ricevuto tanto, il dono del sorriso e dell’altruismo, della generosità e dell’entusiasmo e della voglia di fare. Il fratello che non ho mai avuto ma che in realtà lo è stato da sempre e per sempre: un compagno di avventure, di giochi, di scuola, di sport, di amicizie, di vacanze, di sogni, di vita. Il corso stesso della vita ad un certo punto ci ha separati fisicamente, ma aggiungerei anche come giusto che fosse. Lui ha continuato la sua vita nel milanese/bergamasco e io a Torino ma niente in realtà ci ha separato mai. Niente lo ha mai fatto e niente potrà farlo adesso e in futuro ora che, lui più che mai, ha bisogno di noi. Di supporto, di comunicazione, di sostegno, di sorrisi, di gioia, di amore e di serena vicinanza.

Tommaso Capossele

 

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